PANIC BUBBLE

(English)

Cronaca illustrata di un sogno “lucido” ricorrente.

Il 17 ottobre 2013 i resti di sei persone, con le cinture di sicurezza ancora allacciate, sono recuperati a largo di Los Roques, nel mar dei Caraibi, poco a sud del famigerato “Triangolo delle Bermude”. Sono le vittime del bimotore, scomparso misteriosamente 10 mesi prima, sul quale viaggiava Vittorio Missoni, erede della nota maison di moda. La notizia che, per quanto mi riguarda, non aveva di per sé alcuna rilevanza particolare, assunse significato il giorno seguente, il 18 ottobre, alla luce di uno stranissimo evento che mi accadde quella stessa notte.

 

Venerdì 18 ottobre
è notte fonda
mi sveglio di sobbalzo, sono sudato e agitato
ho il primo di una lunga serie di strani sogni.
Sopra di me un aereo scorre molto lentamente
non sembra emettere alcun rumore
è come se scivolasse su di un piano invisibile
il cielo sulla sfondo è terso e di un azzurro intenso.
Sotto di me invece ho un mare in burrasca
è un’immagine vivida, tangibile, iperrealistica
posso toccare ogni singola increspatura dell’acqua
sentirne il fragore e l’odore penetranti.
Il mattino seguente non do importanza alla cosa,
è solo un sogno come un altro, penso,
un sogno strano, “più vero del vero”, ma pur sempre un sogno.

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Giovedì 07 novembre
sono circa le 4:00 di notte
mi sveglio di scatto, ma questa volta non sono agitato
a sorprendermi nella notte la solita scena più vivida che mai:
un aereo vola silenzioso sulla mia testa
sotto di me il solito tratto di mare minaccioso.
Nel sogno sono presente a me stesso
ma è come se non avessi un corpo
mi sento leggero, impalpabile e fluttuante
posso guardare in alto e in basso istantaneamente
e vedere ogni singolo dettaglio di ciò che mi circonda.
Una volta vigile decido di prendere appunti
accendo l’applique sul comodino accanto al letto
vado nello studio e prendo un bloc-notes ed una penna
d’ora in avanti annoterò tutto ciò che ricordo di questi strani eventi.

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Domenica 01 dicembre
mi sveglio alle 7:18
il sogno si ripresenta identico ai precedenti
un aereo passa lentamente sulla mia testa
sotto di me uno specchio d’acqua agitato.
Prendere i soliti appunti non basta più
devo cercare una spiegazione a queste strane visioni
dove sogno sapendo di stare sognando.
Devo capire cosa significa l’aereo in lontananza
come fa a esserci un cielo terso e luminoso
e sotto un mare oscuro e burrascoso.
Aiutandomi con Google elaboro una strategia di “auto-analisi”
se il sogno dovesse ripresentarsi, e sono certo che lo farà,
al risveglio cercherò di elaborare una serie di immagini
in associazione a queste bizzarre illusioni notturne.

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Mercoledì 18 dicembre
mi sveglio alle 5:51
il sogno è molto simile ai precedenti
un aereo più colorato del solito scorre sulla mia testa
sotto di me il solito mare turbolento.
Mi concentro sulle prime dieci immagini che scorrono nella mia mente:

Venezia la città di mia madre.
Il ponte dei Sospiri di Venezia dove tagliavano la testa ai condannati.
La medaglia d’oro a mio nonno per la lunga navigazione compiuta.
Mio padre e mia sorella fuori l’imbarcadero di Sant’Elena.
Il lancio della corda da parte del marinaio per attraccare il motoscafo alla banchina.
L’odore pregnante dell’acqua dei canali.
La dolcezza del viso di mia nonna.
L’eleganza chic di mia zia.
La delicata cadenza del dialetto veneziano.
I cioccolatini in un piccolo vassoio di porcellana.

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Lunedì 06 gennaio
mi sveglio intorno alle 5:30
il sogno è sempre lo stesso
un aereo scivola lieve sulla mia testa
sotto di me il mare agitato.
Mi concentro sulle prime dieci immagini che scorrono nella mia mente:

Il viaggio in motoscafo per il cimitero di Venezia.
La sepoltura di mio nonno.
Le tombe dei bambini.
Un barattolo con tre palle da tennis marca Penn nuove di zecca.
Il rumore della pallina da tennis contro il muro del porticato del cimitero.
Fare a cuscinate con i miei cugini.
Una mia zia che mi chiama con il nome di mia sorella al maschile.
Il droghiere sotto casa che mi chiama Mario anziché Dario.
Il viso sorridente della maestra Franci quando le mostro i miei disegni.
L’odore del Das appena scartato.

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Mercoledì 22 gennaio
mi sveglio che sono circa le 4:00 di notte
il sogno è uguale a tutti gli altri
un aereo in lontananza passa sopra di me
mentre sotto ho il solito mare turbolento.
Mi concentro sulle prime dieci immagini che scorrono nella mia mente:

L’ufficio di mia madre in aeroporto.
La finestra dell’ufficio dalla quale si vedono gli aerei.
La grande scalinata che conduce al bar dell’aeroporto.
Il baretto vicino al liceo artistico di via Lungro.
I cavalletti verniciati marrone scuro dell’aula Cavallero.
La modella sessantenne, sovrappeso e semi congelata dal freddo dell’aula.
Il sorriso ammaliante di Rita la gemella.
Il viso incantevole di Katia la francesina.
Le urla provenienti dall’istituto per portatori di handicap di fronte al liceo.
L’odore di vermouth.

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Martedì 11 febbraio
mi sveglio alle 5:36
la scena è quella di sempre
un aereo vola sulla mia testa senza emettere alcun suono
sotto di me il sinistro fragore dell’acqua.
Mi concentro sulle prime dieci immagini che scorrono nella mia mente:

La spiaggia di Rimini al tramonto.
Le lunghe nuotate fino alla boa con il mio amico Nadir.
Il panico di quella volta in cui non riuscivo a tornare a riva.
Un grande asciugamano giallo a coprire il corpo di una giovane ragazza annegata.
Il copricostume giallo di alcune vecchie foto di mia madre.
I fondi giallo oro delle mie prime composizioni al liceo.
I laboratori di scultura negli umidi scantinati della scuola.
Il colore grigio topo della creta vecchia, sporca e riciclata.
Le bottiglie rosso mattone di vino Lancers.
L’odore dei pennarelli a vernice.

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Lunedì 03 marzo
mi sveglio alle 5:41
il sogno si ripresenta uguale a se stesso
un aereo sorvola in silenzio il cielo sopra di me
mentre sotto il solito rumore delle acque agitate.
Mi concentro sulle prime dieci immagini che scorrono nella mia mente:

Il lago di Castel Gandolfo.
Le lattine di birra Heineken e la techno music di Jeff Mills.
L’incontro al bar del lago con Corinne e Sabine in vacanza a Roma.
Il giovane seno e il braccialetto alla caviglia di Corinne.
Il numero di telefono di Corinne scritto a penna biro sul palmo della mia mano.
La piattaforma tra gli alberi del lago dalla quale ci tuffavamo.
Il mito dei mulinelli d’acqua dolce.
I disegni da bambino sul Triangolo delle Bermude con i grandi vortici d’acqua.
Un vecchio fumetto sul “Triangolo maledetto” che lessi da piccolo.
I disegni sul Mostro di Loch Ness.

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Mercoledì 19 marzo
mi sveglio alle 6:19
il sogno è come tutti gli altri
un aereo in lontananza scivola con lentezza sulla mia testa
sotto l’ormai consueto tratto di mare mosso.
Mi concentro sulle prime dieci immagini che scorrono nella mia mente:

Il viaggio in aereo per Venezia per andare ai funerali del nonno.
Il senso di “chiusura” all’interno dell’aereo.
Il volto di mia madre che mi accarezza per tranquillizzarmi.
Il Triangolo delle Bermude.
L’inquietudine per l’impossibilità di scendere dall’aereo in volo.
Il buio totale che si vede fuori dal finestrino.
Le turbolenze che ci sbattono su e giù come fossimo di carta.
La minaccia del mare in tempesta che immagino sotto di noi.
Lo stridio a intermittenza di alcune parti dell’aereo particolarmente sollecitate.
La voce della hostess che ci raccomanda di indossare le cinture di sicurezza.

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Da quel 19 marzo è passato ormai diverso tempo e il mio sogno non si è più ripresentato. Un merito comunque queste strane visioni notturne lo hanno avuto, hanno infatti portato a galla un evento, quel “terribile” viaggio in aereo che feci da bambino insieme a mia madre, che avevo praticamente rimosso. Forse, ma questa è soltanto una ipotesi, il senso di panico che ho vissuto in quella occasione si è come cristallizzato dentro di me in una specie di “bolla” che, ancora oggi, di tanto in tanto, cerca di emergere quando mi trovo all’interno di gallerie, aerei e metropolitane.